E Stelle sia… Come ormai sapete, da sei anni faccio parte dell’ormai nutrito gruppo di triestini che dedicano una manciata del loro tempo per dedicarsi al volontariato a favore dell’A.I.L. (Associazione Italiana Leucemie, Linfomi e Mielomi Multipli). La Sezione di Trieste è stata dedicata a Giovanni Lapi, un giovane che ha fortemente voluto venisse creata nella sua città questa Sezione ma che, ahimè, non è riuscito a vederla nascere e crescere. Giovanni che non ho mai visto, eppure un ragazzo che mi sembra di conoscere da sempre. Come credo accada un po’ per tutte le Associazioni che coinvolgono la sfera sanitaria, la maggior parte dei volontari o soci sono persone che come me, più o meno in prima persona, sono state investite da eventi che hanno dovuto volenti o nolenti affrontare, e mi stupisco ogni volta di conoscere uomini e donne meravigliose e coraggiose: madri che hanno assistito i propri figli che da un momento all’altro hanno scoperto di avere una leucemia, che sono morte più volte con i figli e rinati con essi con il flusso altalenante della patologia. Persone che vivevano alla giornata un pò come tutti, che si sono visti affondare da enormi macigni che hanno coinvolto loro e le loro famiglie, che hanno cominciato prima a piangere, e poi a ruggire e lottare con tutte le loro forze. Non ci si sente da soli in questa Associazione dove collaborano pazienti e dottori, infermieri, amici, parenti. Le opere fatte con il ricavato delle vendite delle Stelle di Natale AIL sono servite veramente a dare un supporto ai pazienti (veramente “pazienti” credetemi), e pure al Reparto di ematologia dell’Ospedale Maggiore di Trieste. Solo delle cose che mi ricordo: sono stati presi televisori per ogni stanza del reparto, forniture di te che il servizio sanitario non riusciva più ad erogare, sedie a rotelle, boccioni per l’acqua, tavolini infermieristici, pagate borse di studio sull’argomento patologie ematologiche, esteso il servizio di assistenza psicologica, ogni anno per qualche ora di più settimanale… Quest’anno l’obiettivo è proprio quello di rendere il supporto psicologico presente in reparto almeno per un numero di ore equivalente a un piccolo part time. Ce n’è bisogno, sapete!? Per i pazienti, per i familiari, a volte per gli addetti ai lavori sanitari a qualsiasi livello… perchè non è semplice per nessuno e il lavoro sempre più spesso varca le soglie dell’attività meramente lavorativa ed entra nel cuore e nell’anima. A volte può essere un bene a volte può fare perdere lucidità… i confini sono confusi e cangianti in questo genere di cose. Comunque, grazie di cuore a chi ha donato e Buone Stelle a tutti.